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Tre anni dopo dopo. Una passeggiata nel centro antico di Paganica insieme al signor Fernando. Sembra di visitare un'area archeologica, con la differenza che rispetto a Pompei o Amiternum, gli abitanti sono contemporanei a quei ruderi.
Gli ottimisti d'ufficio, i rassicuratori di professione, certi aiutatori che hanno invaso L'Aquila più che altro ad aiutare se stessi, non si stancano a squadernare le magnifiche sorti e progressive della ricostruzione, ripetono con il piglio di un conduttore di tele-vendita, che tutto procede secondo i tempi, che non si poteva fare diversamente e meglio di così. Invitano a stare buoni e calmi, ad avere pazienza, a non lamentarsi, a non fare demagogia. A tacere insomma, a farsi da parte, a far fare a chi se ne intende.
Quelle case sventrate, quell'erba che ha invaso i vicoli, quegli alberi che si fanno strada tra i sampietrini, a Paganica come in altre decine di paesi distrutti dal sisma e dimenticati anche da non pochi paesani, quelle auto sfondate trasformate in fioriere, quei muri antichi che si gonfiano di pioggia e si sfarinano al sole, le stalle vuote e il forno comuntario serrato, i vecchi che muoiono, i giovani che se vanno, le terre incolte, raccontano forse un'altra storia, suggeriscono sommessamente un amaro presentimento...
Filippo Tronca
montaggio di Marialaura Carducci