Oggi nel cratere sismico torna il presidente del consiglio Silvio Berlusconi. Già ce lo immaginiamo trionfante come un doge sul bucintoro ad inaugurare ad Onna le case di legno donate dalla Provincia Autonoma di Trento.
Ci si potrebbe sommessamente permettere di ricordare che il Premier il 15 settembre aveva promesso a reti unificate di consegnare i primi appartamenti del Piano C.A.S.E., non le case di legno di Onna. Però i lavori nei cantieri del CASE sono slittati di qualche settimana e soprattutto gli appartamenti devono essere ancora assegnati a quella minoranza di sfollati che avrà i requisiti per andare a vivere nei quartieri della new-Aquila, accolti dal premier in persona con torta, spumante e bigliettino di benvenuto.
Ma alla fine, qualche giorno di ritardo crea problemi al palinsesto televisivo e alla tempistica politica delle passerelle sismiche del premier, meno agli sfollati ai quali oramai una settimana in più in tenda non gli fa né caldo né freddo. E oggi sarà comunque una bella giornata per gli onnesi che dopo mesi di tenda ritroveranno un tetto vero, in case sicure e soprattutto vicine al loro paese da ricostruire. La scelta urbanistica sottesa al villaggio provvisorio, va poi sottolineato, ha salvaguardato il tessuto sociale e relazionale della comunità colpita dal terremoto. E il merito, in questo caso, è anche del Governo e della Protezione civile.
Nelle tendopoli, in cui sempre meno si aggirano le telecamere, intanto impazzano lotterie e profezie. E la tensione è molto alta. Si azzardano ipotesi sul giorno esatto e l'ora in cui smantelleranno le tende. Nessuno lo sa. Come nessuno sa quale sarà il suo personale destino, dopo cinque mesi e mezzo sotto una tenda. L'ipotesi di seguire la sorte di tanti concittadini del campo di Piazza d'Armi fa inorridire: in lontani in alberghi del teramano e della Marsica quasi nessuno ci vuole andare. Se sono rimasti in tenda e in città e non in confortevolissimi alberghi, è perché era gente che lavorava all'Aquila e se anche non lavorava ha rivendicato il diritto di restare nella sua città e nella sua terra. E poi c'è il continuo riconteggio dei punteggi e requisisti necessari per entrare nel Piano CASE, che a questo punto è la soluzione più ambita.
Ecco comunque più o meno cosa sta accadendo nelle tendopoli, secondo un racconto di vita tratto da www.carta.org
''Otto punti giocano ad acchiapparello tra le tende. Sono i due bimbi di Giulio, che ha buone possibilità di vedersi assegnare un appartamento nella New L.A.Q.U.I.L.A. Oltre a due figli, 4 punti cadauno, ha un lavoro, 1,5 punti, è residente da più di dieci anni, 2 punti, e ha pure avuto un morto in famiglia a causa del sisma, la bellezza di 5 punti.
Il vicino di tenda Luigi invece la vede nera. Per il tugurio di casa dove viveva e dove ha rischiato di morire, pagava un affitto in nero. Zero punti. Lavorava, ha fatto di tutto, dal cameriere all'addetto stampa, ma quasi sempre in nero. Zero punti. E anche zero figli, che mica gli poteva dare da mangiare cipolle e pane nero. Luigi a conti fatti di certo ha un misero punticino di consolazione che gli viene riconosciuto perché esiste, e almeno questo nessuno lo può negare. Ammenochè un filosofo della Protezione civile, in sede di verifica dei requisiti, non metta in dubbio anche questa residua evidenza, con tetragone argomentazioni hegeliane.
Ultima chance per lui è quella di mettere su famiglia entro un mese con la moretta della tenda diciotto, ragazza-madre e nonna a carico, almeno 10 punti. Ma lei, dopo una sfrenata corte, gli ha risposto: ''Sai, tu sei bravo e carino, ma un rapporto a tempo indeterminato mi spaventa, e poi non va più di moda. Al massimo potremmo accordarci per una relazione a progetto, rinnovabile ogni tre settimane, con saltuaria somministrazione di affetto. Al limite si potrebbe pensare ad un turn over, ad una relazione di staff leasing. Ti amo fino a giovedi, poi ti farò sapere''.
Filippo Tronca