Che "il gioco non valesse la candela" noi lo avevamo detto più volte, far atterrare il gigante svedese Ikea in Abruzzo per ottenere 150 precari in più ci sembrava più un problema che un'opportunità, ma noi facciamo i cronisti, mentre i politici fanno i "piani di sviluppo" e programmano territorio e vita sociale di noi tutti.
L'Ikea dal canto suo, come detto dal proprio direttore area comunicazione Valerio Di Bussolo "non è una onlus, fa business" quindi persegue l'idea del profitto.
Certo è che solo dopo pochissimi mesi dall'apertura si vedono già i segni di un mercato fagocitato dal gigante svedese dei mobili "belli" e a bassissimo costo e delle sue mille mila iniziative per portarti in negozio (alcuni ci vanno solo per mangiare le specialità svedesi! ndr.).
Delle dichiarazioni di quei politici che tagliavano il tronco inaugurale, il sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia, e i presidenti di provincia di Chieti Enrico Di Giuseppantonio e di Pescara Guerino Testa, è rimasto solo il ricordo.
Per Di Giuseppantonio Ikea è un volano... non non dell'economia, ma del turismo, Testa gradirebbe che oltre ai mobili, Ikea portasse anche i suoi alberghi ed infine Mascia che durante l'inaugurazione si fa rassicurare da Di Bussolo degli assunti nel megastore (cioè dal direttore della comunicazione dell'azienda senza essersi preparato prima) e rimane parecchio soddisfatto nell'ascoltare di quei 150 precari part-time assunti.
Insomma uno spaccato inquietante di come la faciloneria politica era completamente impreparata e prona alle esigenze degli svedesi, l'unico a disertare l'inaugurazione è stato proprio il sindaco di San Giovanni Teatino Luciano Marinucci (territorio in cui sorge l'Ikea ndr.) per protestare contro la politica delle assunzioni.
Oggi di quei politici non c'è traccia e le imprese, come dice il presidente di Confcommercio Chieti Angelo Allegrino a ilfattoquotidiano.it: "Nell'immediato o poco tempo dopo diverse attività hanno chiuso i battenti".
Insomma in una situazione di assoluta stagnazione di mercato, di crisi dei consumi e in un'area ad altissima densità di centri commerciali e grandi magazzini si va ad aggiungere un colosso come quello di Ikea che vende a bassissimo costo e oltretutto impiega solo a tempo determinato.
Nel raggio di pochissimi chilometri (circa 30) coesisteranno così circa 15 tra centri commerciali e grandi magazzini. E in arrivo ce ne sono ancora degli altri. Soltanto a San Giovanni Teatino (piccolo comune di 12mila abitanti) sono presenti grandi insegne come Leroy Merlin e Mercatone Uno e un centro commerciale per il quale sono già previsti lavori di ampliamento; a pochi chilometri da qui si trova Megalò, il centro commerciale più grande della regione. E anche per questo il progetto per il raddoppio – in un’area ad alto rischio idrogeologico – è già avviato; in meno di cinque minuti invece si arriva a Spoltore dove c’è l’Arca (40 negozi); poco più a nord, a Città Sant’Angelo, sono situati “Pescara Nord” (il secondo centro commerciale), Mondoconvenienza (azienda italiana leader nella grande distribuzione di mobili) e la cittadella dello shopping “Città Sant’Angelo Outlet Village”. Verrà ampliata anche quest’ultima. “A questo punto è lecito chiedersi – prosegue il presidente di Confcommercio Chieti – da dove provengano i soldi per simili investimenti? E perché proprio in un’area che ha già superato tutti i record di insediamento della grande distribuzione?”
Più di ogni altra cosa, preoccupa, come sempre accade in questi casi, l’impatto socio-economico. Secondo l’associazione dei commercianti l’eccessiva presenza delle grandi superfici di vendita sarebbe infatti una delle cause dell’impoverimento del tessuto economico locale – “gli utili prodotti non vengono reinvestititi sul territorio, ma portati via” – e della crisi dei negozi al dettaglio. E, con le saracinesche che si abbassano, va da sé che saltano anche i posti di lavoro. Il colpo di grazia adesso potrebbe essere inferto dal colosso svedese del mobile. “Provocherà nel breve periodo la chiusura di circa 400 negozi e ditte – annuncia Allegrino – e, facendo un breve calcolo, è come se dicessimo che andranno perduti più di 1500 posti di lavoro”.