AGGIORNAMENTO ORE 15:20
T.L.A, di 56 anni accusata dell'omicidio di Gabriella Baire, e' stata trasferita poco fa dall'ospedale di Giulianova al carcere di Teramo su disposizione del gip Marina Tommolini. La convalida del fermo ci sara' domani mattina mentre l'autopsia sul corpo della Baire dovrebbe svolgersi mercoledi'. L'ipotesi piu' accreditata dagli inquirenti e' quella dell'omicidio volontario legato a questioni economiche e lavorative fra le due bandanti che entrambe assistevano una ultracentenaria non autosufficiente. T.L.A e' stata dimessa dopo essere stata tenuta in osservazione medica tutta la notte, piantonata da carabinieri prima e polizia penitenziaria poi.Gli inquirenti ritengono di aver chiuso il caso (affidato al sostituto procuratore Davide Rosati) ed attendono disposizione dalla procura.(AGI)
Una donna eritrea di circa 60 anni, Gabriella Baire, è stata uccisa sabato, nella tarda mattinata, a Teramo. Il suo corpo è stato trovato solo ieri pomeriggio nella soffitta di un condominio, in via Pannella 24, dove la vittima lavorava come badante in un appartamento. L’ora della morte è stata fissata, dall’anatomopatologo Giuseppe Sciarra, intorno alle 13 di sabato scorso.
Per l'omicidio il magistrato ha disposto il fermo per una connazionale sua collega di lavoro.
Le indagini sono coordinate dal sostituto procuratore Davide Rosati ed eseguite dai carabinieri di Teramo. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti la Baire e la sua collega lavoravano per l'assistenza di E.B., ultracentenaria abitante in un appartamento al terzo piano. La Baire lavorava solo nel fine settimana come aiuto alla sua connazionale.
Secondo una prima ricostruzione fra le due donne, sarebbe scoppiato un violento litigio, forse per dissapori precedenti. L’etiope ha perso il controllo e sempre secondo la ricostruzione degli inquirenti - avrebbe colpito più volte alla testa Gabriella Baire, uccidendola quasi sul colpo. L'arma potrebbe essere un tubo o un ferro da stiro.
Poi, sconvolta, è scappata chiudendo a chiave la porta della soffitta ed è tornata nell’appartamento. Qui la donna, forse per l’agitazione, ha acceso un fornelletto a gas sulla veranda, da lì sono partite le fiamme che si sono propagate alla vicina cucina. Fortunatamente la donna, aiutata da un vicino, ha avuto la lucidità di mettere in salvo l’ultracentenaria sulla sedia a rotelle, portandola a braccio fino al pianterreno, nello stabile senza ascensore. I vigili del fuoco hanno spento l’incendio e hanno dichiarato l’abitazione inagibile per i danni all’impianto elettrico e del gas.
Da lì l’anziana è stata portata a casa di parenti e dell’etiope si sono perse le tracce, ma di Gabriella Baire nessuna notizia nelle ore successive.
Sono stati i parenti ad insospettirsi nel non vederla tornare nella propria abitazione in piazza Sant’Anna, vicino a quella del governatore Chiodi, così hanno segnalato la scomparsa ai carabinieri, chiedendo di verificare nella casa di via Pannella.
E lì ieri pomeriggio vigili del fuoco e carabinieri hanno aperto la porta della soffitta e trovato il corpo. Gabriella Baire era in una pozza di sangue. Sul posto, oltre ai carabinieri - agli ordini del comandante del reparto operativo provinciale Nazario Giuliani - sono arrivati sul posto il pm Davide Rosati e l’anatomopatologo Sciarra. Poco dopo è arrivato l’ex capo della mobile, ora avvocato, Matteo Del Fuoco, che aveva avuto la Baire come collaboratrice domestica per anni. La notizia che il corpo era quello della tanto amata Gabriella ha suscitato un’immediata reazione addolorata delle tante donne eritree presenti, che si sono lasciate andare a pianti e a urla straziate.
Gabriella Baire infatti era una persona molto stimata, una sorta di capo della comunità, sempre in prima fila nell’organizzazione di eventi. Era arrivata a Teramo nel 1975, una delle prime eritree, e negli anni aveva favorito l’arrivo di tanti altri lavoratori del suo Paese. Per risolvere il caso è stato centrale il ruolo di alcuni autorevoli membri della comunità. Pare che un gruppo di anziane abbia rintracciato l’etiope e sia riuscito a farsi raccontare l'accaduto. Intanto la donna, sconvolta dai sensi di colpa, sabato notte ha ingerito una sostanza tossica, probabilmente varechina, quindi è stata ricoverata all’ospedale di Giulianova, anche per lievi ustioni al capo riportate nell’incendio.
In tarda serata di ieri il magistrato ha disposto il fermo dell’etiope, piantonata nel reparto di chirurgia a Giulianova. Gli inquirenti inoltre hanno sequestrato un grosso tubo, ritenuta l'arma del delitto.
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Sulla scomparsa di Gabriella Baire, una nota di profondo cordoglio arriva dalla sezione abruzzese dell'ANFE, l' Associazione nazionale famiglie emigrati.
"Il Comitato Provinciale dell’Associazione Nazionale Famiglie Emigrati (ANFE) di Teramo e la Delegazione regionale per l’Abruzzo esprimono ai familiari di Gabriella Baire il cordoglio per la sua tragica morte - uccisa mentre assisteva un’anziana signora - e la partecipazione dell’Associazione al lutto che ha colpito la famiglia e l’intera comunità eritrea in Abruzzo. Al di là del grave fatto di cronaca del quale Gabriella Baire è stata vittima, ora all’esame degli inquirenti, all’ANFE preme ricordare la rilevante opera sociale e culturale che l’immigrata eritrea, in Italia dal 1975, ha sempre svolto a favore dell’integrazione dei connazionali.
Donna sensibile, molto attiva e preparata, Gabriella Baire è sempre stato un punto di riferimento ineludibile per la comunità eritrea, nel teramano e nella nostra regione. Con l’ANFE - ricorda con passione la presidente provinciale di Teramo, Rita Brancucci - Gabriella Baire ha infatti avuto un costante e fruttuoso rapporto di collaborazione in tutte le iniziative d’intermediazione culturale che l’Associazione negli anni ha svolto, d’intesa con le istituzioni locali e regionale. Un interesse non solo sociale, quello della Baire, ma sopra tutto di natura etica e culturale, lei appassionata dell’Italia. Ogni suo gesto, il senso stesso che dava all’impegno per l’integrazione della sua comunità, muovevano dalla consapevolezza del valore del multiculturalismo, del rispetto delle culture nazionali, dell’esigenza di costruire una società dove ciascuna donna o uomo, qualunque fosse la sua nazionalità, il suo credo religioso, la sua cultura d’origine, avessero possibilità di vivere, progredire e contribuire all’edificazione d’un futuro migliore per tutti.
E’ quindi con grande dolore che l’ANFE intende condividere la perdita d’una figura importante per la comunità eritrea, come per l’intera comunità regionale, avendone apprezzato l’impegno civile, sociale e culturale del quale l’Abruzzo si è certamente giovato per costruire ogni giorno una società abruzzese migliore, che integra gli immigrati e cresce anche con il loro insostituibile apporto produttivo e culturale.