Il caos voto e dati elettorali è stato solo l'aperitivo delle elezioni più ingarbugliate dalla nascita della Regione Abruzzo.
Alla disastrosa gestione dell'afflusso dei dati elettorali che hanno voluto gestire in proprio gli uffici di Palazzo Silone (sede della Giunta Regionale .ndr) per risparmiare i circa 600mila euro del costo del software che invece ha acquistato la Regione Piemonte, ma che ha già contezza dei nuovi consiglieri, del nuovo consiglio regionale e che sta per riunirsi per la prima volta, va ad aggiungersi l'estrema incertezza sui seggi assegnati ai consiglieri "ballerini", quelli che non sono stati campioni di preferenze e che a seconda delle interpretazioni possono entrare o uscire dal Parlamento regionale.
In questi giorni sono decine le interpretazioni della Legge Elettorale riformata da Lorenzo Sospiri come primo firmatario, ma condivisa un po' da tutta la maggioranza e con il voto contrario della minoranza (PD, Rifondazione, SEL, etc.), ma nessuna è convincente.
Il dramma sta nell'assegnazione dei seggi ed in un passaggio specifico che la Legge Elettorale abruzzese non chiarisce, ma andiamo per ordine.
L'elezione del Presidente Luciano D'alfonso non è in discussione, come pure dei vari consiglieri regionali di maggioranza, come già giorni fa scrivemmo, e di quasi tutti quelli della minoranza.
L'intoppo scatta quando la Legge con un passaggio preciso e scritto "nero su bianco" stabilisce il modo di assegnazione degli scarti nella coalizione di maggioranza, ma non lo fa in quella di minoranza, un passaggio chiave che non può essere "scavalcato" da interpretazioni o altro, la Legge semplicemente non ne fa menzione.
Così possiamo partire dall'assoluto che vanno eletti 8 consiglieri nella circoscrizione di Chieti e 7 per ognuna delle altre 3 province abruzzesi, stilando una classifica dei più votati per lista e per provincia e scorrendola mano a mano che le province "si riempiono".
Per assurdo potremmo avere due consiglieri dello stesso partito uno eletto a Chieti con 1000 voti ed uno non eletto a Pescara con 4000 voti.
Da questa classifica si scelgono i consiglieri eletti prima nella maggioranza e poi nell'opposizione, purtroppo, però, il passaggio mancante nella Legge impone alla Corte d'Appello un vero e proprio "stop", la Suprema Corte aquilana non può "interpretare", ma deve applicare alla lettera la Legge.
Questo apre due scenari, il primo che la Corte si assuma la responsabilità di "interpretare", il secondo che chieda un "parere autentico" al Consiglio regionale uscente.
In entrambi i casi i ricorsi pioverebbero come sta piovendo in queste giornate di fine primavera in Abruzzo.
Intanto venerdì dovremmo avere il pronunciamento della Suprema Corte e, forse, anche un nuovo consiglio regionale a due settimane da un voto quasi plebiscitario...