“Chiudere le Università di Bari, Messina e Urbino perché non è frequentando una fabbrica delle illusioni che ci si costruisce il futuro" così si è lasciato andare su facebook il presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi.
Immediata, e certo non imprevista, la reazione generale.
Il rettore della Università di Bari, Corrado Petrocelli replica irato:
“Chiudere la nostra Università? mi sembra a dir poco una visione strumentale nel momento delle iscrizioni”.
Chiodi su facebook aveva argomentato le sue proposte spiegando che i tre atenei sono “in fondo alla classifica dell’Anvur”, ossia l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca e quindi “crederò che il governo sia impegnato a ridurre le spese (per ridurre le tasse) quando Letta e Saccomanni si recheranno a Bari, Messina o Urbino per spiegare che la chiusura di quelle tre Università è nell’interesse dei loro figli”.
“I dati diffusi dall’Anvur - replica Petrocelli- non sono stati elaborati per stilare una classifica ma per mettere un accento sui punti di forza e su quelli che evidenziano le debolezze. Nell’ambito della valutazione fatta da esperti internazionali la nostra Università ha un piazzamento lusinghiero e annovera studiosi di primo ordine che hanno riconoscimenti a livello internazionale e, a volte, sono anche alla guida di prestigiosi punti di riferimento scientifici. Quindi io invito il presidente della Regione Abruzzo ad analizzare la qualità dei nostri docenti e dei giovani laureati, nella convinzione che occorrerebbe comunque evitare polemiche di questo tipo”.
Non è solo il magnifico Rettore a replicare al Governatore, ma anche gli studenti, come quelli di Link Bari, sindacato studentesco universitario. Alessandro Castellana, coordinatore del sindacato scrive: "Chiodi farebbe bene a impegnarsi di più a chiedere maggiori fondi per il diritto allo studio e il ripristino del Ffo invece di proporre sconfortanti esempi dell’istruzione come quello anglosassone, dove per studiare decentemente, anche ai livelli più basilari è necessario accendere un mutuo”.
Chiodi infatti aveva chiarito negli Stati Uniti “anche un obamiano di ferro qualche tempo fa ha chiuso una cinquantina di scuole pubbliche scadenti”. Anche perché - aveva aggiunto- “si deve favorire un percorso di imitazione in senso qualitativo. Altrimenti la scadente qualità degli atenei continua a essere tollerata se non perseguita per altri fini: baronie, posti di lavoro assistenziali che alla lunga peggiorano il sistema”
Durissima la replica del rettore dell’Università di Messina Pietro Navarra ribattendo al governatore abruzzese: “È del tutto fuori luogo il commento del presidente Chiodi, il quale, tra l’altro, riprende un commento apparso oggi sul ‘Corriere della Sera’”.
“Se da un lato appaiono inadeguate - aggiunge - talune valutazioni espresse su realtà distanti dal suo ruolo istituzionale, dall’altro sarebbe più corretto che egli, in tema di sprechi, si domandasse se nell’interesse nazionale non fosse più opportuno accorpare talune Regioni, come l’Abruzzo, che producono meno della metà della ricchezza prodotta in media nelle 20 Regioni italiane”.
“I legittimi tormenti del presidente Chiodi su come ridurre le inefficienze del settore pubblico italiano - prosegue Navarra - apparirebbero più credibili se egli, piuttosto che guardare in casa d’altri, si facesse portatore di un progetto di riassetto istituzionale con l’obiettivo di ridurre il numero delle Regioni tenendo conto della loro capacità di produrre ricchezza. Ricordiamo al Presidente Chiodi che le Regioni hanno rappresentato, sin dalla loro costituzione, la principale fonte di crescita della spesa pubblica nel nostro Paese”.
Lapidario il rettore dell’Università di Urbino “Carlo Bo” Stefano Pivato,
“Sarebbe meglio se i politici parlassero di quello che sanno, ammesso che sappiano qualcosa”.