Devil è salvo. In seguito alla mobilitazione degli animalisti, alle raccolte di firme e agli appelli spassionati in difesa del rottweiler più famoso d'Abruzzo, la condanna a morte è stata finalmente revocata.
Sfuggito per un pelo all'iniezione letale che avrebbe messo a tacere per sempre la sua natura aggressiva e mordace di cane da guardia, Devil è sopravvissuto per via di alcuni "disguidi burocratici" che hanno dato il tempo alle associazioni animaliste, ed agli amanti del mondo animale di salvare il cane dall'amara esecuzione cui sembrava inesorabilmente destinato. Ora infatti, come ammette suo malgrado il veterinario della Asl di Chieti, Piero Di Lullo, che ha in custodia il "pericoloso" e ignaro animale, la sanità abruzzese si è impegnata a "cederlo alla presidentessa nazionale della Lav o a una persona idonea e qualificata da lei delegata".
In breve. La tragedia si è consumata circa un paio di mesi fa, e precisamente la mattina del 10 novembre di quello che è ormai lo scorso anno, nel giardino che circonda la Villa dell'imprenditore Rinaldo Di Donato, 61 anni, proprietario del Rottweiler.
Un'aggressione consumata nella totale assenza di testimoni. Dalla ricostruzione sembra che la vittima Pierino Ferri, giardiniere di Pianella, abbia aperto -come era solito fare- la gabbia del cane che conosceva e curava fin da cucciolo. Non si sa ancora bene come e forse non lo sapremo mai, ma qualcosa deve aver annebbiato e confuso la mente di Devil: una sorta di istinto primordiale volto alla difesa del proprio spazio vitale e del territorio, o più amaramente teso ad esprimere la propria riluttanza alla segregazione inflitta dalla gabbia.
Un feroce e brutale attacco, agevolato pare, dal mancato riconoscimento della vittima da parte del sistema sensoriale dell'animale, che ha morso ripetutamente al volto ed alla testa lo sfortunato Ferri, deceduto dopo una breve quanto brutale agonia sullo stesso giardino che aveva più volte attraversato, tranquillamente, in presenza dello stesso animale che conosceva da anni, e che quel giorno invece lo ha aggredito e ucciso, come fosse un estraneo pericoloso venuto a turbare la sicurezza domestica dei propri padroni. Una tragedia paradossale che ha coinvolto due famiglie un tempo legate da amicizia, rispetto e fiducia, e che adesso sono chiamate ad affrontare l'arduo compito della comprensione e del perdono.
Di Lullo contro l'adozione. Ma c'è chi, al di là del perdono e delle attenuanti riconosciute a Devil, non trova razionalità nè giustizia nella revoca della "condanna" inizialmente sottoscritta anche dallo stesso proprietario dell'animale. A quanti avevano avanzato l'ipotesi più umana dell'adozione Di Lullo aveva infatti risposto "è un cane di una pericolosità inaudita, che ha commesso un’azione imperdonabile, provocata dall’ottundimento della vista, dell’olfatto e dell’udito: ci sono decine di cani che farebbero la felicità delle persone, e sono più buoni, affidabili e sterilizzati; persino sistemare Devil in un canile mi sembra una cattiveria".
Oggi il veterinario della Asl che ha avuto l'ingrato compito di occuparsi del "sorvegliato speciale" e che pure aveva destato l'attenzione pubblica sul problema del "randagismo legalizzato"(connesso all’assenza di microchip riscontrata su numerosi cani di proprietà), non sembra aver cambiato la propria visione di quanto è accaduto: "Non ritiro quello ho detto e scritto: sono tuttora convinto e lo ripeto, esistono delle leggi e dei termini giuridici, quando la richiesta di abbattimento viene firmata dal padrone del cane. Ma poi, quando abbiamo fatto le prove, le analisi e le osservazioni sul cane, il proprietario ha espresso il desiderio di darlo in adozione. Eppure, questo non è un cane come un altro, nessuno ci si avvicina. Secondo me è una cosa assurda darlo in affidamento: metteremo per iscritto che noi eravamo contrari. Se il padrone del cane avesse confermato con la stessa determinazione quanto aveva deciso all’inizio, noi non avremmo avuto il minimo dubbio".
Ha ucciso un uomo. Lo ha sbranato con velocità e prontezza inaudite e per questo è stato condannato a morte, ma in prossimità dell'iniezione letale il mondo degli uomini lo ha graziato. Per questa volta Devil è salvo e con lui il diritto dell'animale ad essere accudito anche quando commette qualcosa di atroce. Senza nulla togliere al dolore immane dei familiari ai quali siamo sinceramente vicini, riteniamo che l'esecuzione prevista inizialmente non si confacesse alla realtà di una società civile, un sistema già in forte debito con la Natura e che oggi ha dimostrato l'inequivocabile segnale di una rinnovata pietas collettiva, in grado di esprimere il lato spirituale e ambientalista tipico del cittadino abruzzese, che ha riconosciuto nel perdono dell’animale inconsapevole la propria umanità cosciente.
Giovanna Di Carlo