Arrivano sempre più numerose le adesioni alla manifestazione nazionale “L’Aquila chiama Italia” prevista per sabato 20 novembre nel cuore della città colpita dal terremoto del 6 aprile 2009. Istituzioni – a partire dal Consiglio Comunale dell’Aquila che ha votato l’adesione all’unanimità – sindacati, associazioni, l’Università e la locale squadra di Rugby, gloria sportiva della città.
E ancora, artisti e intellettuali. Molti arriveranno di persona e altri faranno arrivare la loro testimonianza. Come il regista Mario Monicelli, il quale ha organizzato interviste a personaggi del mondo della cultura, della scienza e dell’arte - da Corrado Augias a Margherita Hack ai fratelli Taviani – e che invierà una lunga testimonianza video a più voci, che sarà proiettata sabato prossimo su un maxi schermo.
La manifestazione, che vuole riaccendere le luci sulla mancata ricostruzione post terremoto e sulla situazione economica sempre più critica all’Aquila e nel Cratere, sarà l’occasione per lanciare la legge di iniziativa popolare elaborata dai cittadini sulla ricostruzione, affinché si abbiamo finalmente regole e fondi certi, diversamente da quanto accade oggi. La legge è stata già depositata in Cassazione. I banchetti per la raccolta delle firme per la sua presentazione saranno posizionati lungo il percorso del corteo. Si partirà alle 14.00 da piazza d’Armi, sede della tendopoli principale nei primi mesi dell’emergenza, per giungere a piazza Duomo: la principale piazza cittadina, l’unica riaperta della zona rossa, dove si alterneranno sul palco i protagonisti della giornata. Il corteo attraverserà via XX settembre, uno dei luoghi simbolo della tragedia per le decine di vittime causate dal crollo di molti palazzi, tra cui quello della casa dello studente. Il 20 novembre sarà l’occasione per chiedere inoltre che questa via venga rinominata “6 aprile”, a ricordo della data che ha cambiato la storia della città. E ancora, per chiedere che il 6 aprile diventi la “Giornata nazionale per la prevenzione del rischio sismico”.
L’Aquila ha chiamato l’Italia anche perché le tante emergenze del nostro Paese non sono solo questioni locali, ma ci parlano di un modo di governare la Nazione. Un modo per cui emergenze e commissariamenti sono utilizzati per imporre scelte dall’alto e per derogare alle leggi, favorendo di fatto speculazioni e gruppi di potere clientelare e portando alla devastazione di interi territori.
E l’Italia ha risposto: come mostra la mappa pubblicata sulla piattaforma di Google Maps, e realizzata da volontari del comitato organizzatore, molte delegazioni da tutta la penisola (si contano già 30 pullman) raggiungeranno la città: ci sarà Terzigno, la Val di Susa, Vicenza e Messina. Molti verranno da Roma, Firenze e da tante altre città.
Un caschetto da lavoro è l’immagine scelta come simbolo della manifestazione: il caschetto – dapprima utilizzato dagli aquilani per entrare nelle case distrutte e per proteggersi dai crolli, poi per riaprire il centro e riappropriarsi della città – è stato trasformato di recente in un simbolo di dignità e di rivendicazione dei diritti, adottato dai ricercatori e dagli studenti in lotta come dagli operai delle fabbriche e dei cantieri.
Il 20 novembre tutti sono invitati a portare un caschetto: per proteggersi dalle “macerie della democrazia” di questo Paese, per aprire il cantiere della ricostruzione della città e di un futuro migliore per l'Italia.
Per info su prenotazioni autobus da varie città, pernottamento all’Aquila e materiali e adesioni complete alla manifestazione www.anno1.org.