Una "esplosione di ira ricollegabile a un litigio tra i due coniugi".
Questa la ricostruzione che la prima sezione penale fa dell'omicidio di Melania Rea, riconoscendone come unico responsabile il marito della vittima, Salvatore Parolisi.
"La mera reiterazione dei colpi", anche se "consistente", non puo' essere ritenuta "fonte di aggravamento di pena", in relazione all'aggravante dell'aver agito con crudelta'.
Il "fatto delittuoso", sottolineano i supremi giudici, "si inserisce nel contesto di una giornata 'apparentemente normale', i due coniugi erano attesi di li' a poco a casa di amici", la figlia "era con loro" e "non e' risultato alcun particolare contatto, nella fascia oraria immediatamente precedente, con ulteriori soggetti o terzi tale da far ipotizzare ulteriori e anomali appuntamenti".
La relazione extraconiugale che Salvatore Parolisi viveva non va considerata "movente in senso tipico" dell'omicidio della moglie Melania Rea, ma piuttosto un "antecedente logico e storico di un profondo disagio personale che nel determinare una 'strettoia emotiva' ben puo' aver determinato quelle particolari condizioni di aggressivita' scatenatesi nel momento del delitto".
Lo scrive la prima sezione penale della Cassazione nella sentenza - depositata oggi e lunga ben 100 pagine - con la quale spiega il perche', il 10 febbraio scorso, confermo' la responsabilita' di Salvatore Parolisi per l'omicidio della moglie.
Correttamente, dunque, secondo i giudici di 'Palazzaccio', la relazione extraconiugale intrattenuta dall'imputato va inquadrata nel delitto come "antecedente causale" che "puo' ben aver determinato le condizioni di quello che la Corte di secondo grado ipotizza - si legge nella sentenza - in modo non illogico, come un litigio tra i due, insorto durante il trasferimento in auto dall'abitazione di Folignano, tale da determinare le condizioni dell'evento".
La Cassazione definisce poi "ai limiti della dissociazione" il "contesto" che vede Parolisi "mantenere con la moglie una piena apparenza di normalita', contraddistinta da programmazione del futuro, contatti fisici, accudimento" e che dunque "gioca sul filo di una costante e pericolosa, anche per le sue sorti della sua attivita' di militare, esplosione di rabbia" sia da parte della donna con cui aveva una relazione, sia da parte della moglie.
La ricostruzione operata dagli inquirenti "colloca" Parolisi "sul luogo del delitto" e "costruisce il delitto stesso in termini di 'occasionalita'" ossia legato al "dolo d'impeto" e non alla "premeditazione", che non e' mai stata ipotizzata".
La Corte, pur riconoscendo la responsabilita' dell'ex caporalmaggiore dell'Esercito Salvatore Parolisi nell'omicidio della moglie Melania Rea, ha disposto un nuovo processo per rideterminare al ribasso la pena a 30 anni inflittagli in appello, eliminando la contestata aggravante della crudelta'.