Pescocostanzo: un gioiello di arte rinascimentale e barocca a 1400 metri

27 Febbraio 2012   12:07  

A 1400 metri d'altezza, alle pendici del monte Calvario, nell'estrema punta sud della provincia dell'Aquila, si adagia una delle località più suggestive dell'intero Abruzzo, un vero tesoro di bellezza, Pescocostanzo. Il nome del borgo, Pescus Constantii, per la prima volta appare nella seconda metà dell’XI sec deriva da Pesco, dal vocabolo osco pestlùm (latinizzato poi in pesculum, da cui la forma volgare Peschio), indica proprio il basamento roccioso. Del Costanzo che legò il suo nome a quello del masso roccioso, non si hanno però notizie certe.

Nel silenzio, tra i pascoli dominati dalla Maiella e dall'alta valle del Sangro, Pescocostanzo è un raro gioiello d'arte rinascimentale e barocca.

Il luogo che oggi il visitatore può ammirare nasce intorno al X secolo, ma viene profondamente mutato dal terremoto del 1456 che devastò l'Abruzzo, quando a Pescocostanzo arrivò una significativa colonia di maestranze lombarde. Di questo passaggio essenziale restano le impronte nel tessuto sociale e culturale del paese. Godette di relativa libertà sotto il dominio di Ferdinando I d'Aragona, dal 1464, successivamente il controllo della cittadina fu affidato a feudatari. Nel tempo si andò formando una classe sociale economicamente solida e di elevato livello culturale che assicurò al paese benessere. La vera svolta che trasforma Pescocostanzo da paese benestante ma dominato dai feudatari a Comune libero avviene nel 1774.

Universitas Sui Domina (Comunità padrona di sé), il motto che ancora oggi fregia lo stemma comunale, così diventa Pescocostanzo, che si fa culla per gli studi giuridici, filosofici, storici, matematici, letterari ed dando spazio al culto dell'arte. Da quel bacino fiorirono importanti personalità, come il filosofo e matematico Ottavio Colecchi il primo e più autorevole interprete in Italia della filosofia kantiana.

Di quel fulgore Pescocostanzo porta tutte le testimonianze al suo interno, mantenendo anche viva la tradizione artigiana attraverso la lavorazione del merletto a tombolo, quella della filigrana e del ferro battuto.

Entrare a Pescocostanzo significa compiere una visita d'arte in luogo incastonato nella natura; la presenza di un alto numero di opere d'arte nel piccolo borgo aquilano trova spiegazione nelle notevoli risorse economiche di istituzioni pubbliche e dirigenti e la disponibilità di maestranze in grado di realizzare opere in pietra, marmo, ferro battuto e legno, tradizioni artigianali tramandate dopo l'immigrazione dei mastri lombardi tra il XV e il XVII secolo.

Raccontare cosa meriti l'attenzione a Pescocostanzo è impossibile. Muoversi all'interno del borgo è una scoperta di tesori ineguagliabili. Si può ammirare Pescocostanzo negli edifici ecclesiastici o in quella pregiatissima realtà dell'edilizia civile dove l'arte scultorea e il florilegio raggiungono livelli eccelsi. E' Percorrendo Corso Roma si arriva conduce nella zona dell’edilizia civile minore, di straordinaria peculiarità espressiva.

Tra i palazzi degni di nota, si incontrano Casa D’Amata (sec. XVI) con il caratteristico “vignale” (il pianerottolo su scala esterna), porte abbinate e finestre riquadrate, il Palazzo Grilli (sec. XVI) con quattro torrette angolari e due portali in pietra lavorata, e il Macello cinquecentesco. Tornati sul Corso, si vede la severa architettura di Palazzo Mansi (sec. XVI) con il suo splendido portale e, sulla destra, una fila di abitazioni dei secoli XVI e XVII, con le tipiche logge e scale esterne. Svoltando a sinistra per via S. Francesco, dopo Palazzo Grillo si incontra Palazzo De Capite con belle opere in pietra datate 1850, e la chiesetta di S. Giovanni con portale e rosone di metà Cinquecento. Nello slargo successivo ci accoglie la cinquecentesca Fontana maggiore, cui sta di fronte, su una breve salita, Palazzo Colecchi (1771) dalle linee armoniose e leggiadre. Superato l’angolo, a destra si osserva Palazzo Cocco, pure barocco, e sulla sinistra, in un vicolo, Palazzo Ricciardelli (sec. XVI) con un bel portale e i balconi a pancia in ferro battuto.

L'altra zona di fascino è quella che parte dalla Chiesa di Gesù e Maria e dall’annesso Convento dei francescani: fondata nel 1611, la chiesa presenta pregevoli altari barocchi in marmo, sui quali spicca il grandioso altare maggiore realizzato su disegno di Cosimo Fanzago (1626-30), autore anche del chiostro quadriportico del convento. Proseguendo sulla via Colecchi, si notano il fronte principale di Palazzo Sabatini ricco di decori in pietra, portali, balconcini e la casa natale di Ottavio Colecchi. Con un breve cammino si giunge slargo su cui si affaccia la Collegiata di Santa Maria del Colle (XIV-XV sec.): al suo interno magnifiche opere d’arte, a partire dal soffitto a cassettoni dorato e dipinto che copre tutta la navata centrale, realizzato da Carlo Sabatini intorno al 1680. L’interno, a cinque navate suddivise da imponenti pilastri è ricco di marmi, altari intarsiati, soffitti lignei. Di sicuro interesse sull’altare maggiore, una statua lignea duecentesca, il battistero in marmi policromi e la barocca cancellata in ferro battuto, opera dei maestri Santo e Ilario di Rocco (1699-1705), che chiude la Cappella del Sacramento.
Sulla stessa scalinata della Collegiata si affaccia un’altra chiesa degna di attenzione, Santa Maria del Suffragio dei Morti, che vanta un portale secentesco e un grandioso altare scolpito nel legno di noce, terminato da Ferdinando Mosca nel 1716. Lì vicino c'è Palazzo Coccopalmeri (sec. XVII) con bel portale, balconi e finestre lavorate in pietra.

Andando avanti sulla sinistra si giunge a Palazzo Colecchi con una severa architettura cinquecentesca.

Si risale poi in Piazza Municipio, una piazza che sorprende per il meraviglioso effetto d’insieme. Da un lato sulla piazza si affaccia una facciata movimentata da sei nicchie cieche in pietra (al posto delle finestre, e da una grande gronda sorretta da mensole a forma di drago, è l’ex Monastero di clausura di Santa Scolastica, costruito nel 1624 su disegno di Cosimo Fanzago.

Qui, nel luogo del castello e della chiesa di Sant’Antonio, si è sviluppato il nucleo più antico del borgo, il “Peschio”. E da questa roccia, lo sguardo si apre agli altopiani, ai boschi e ai monti circostanti.

Nel cammino si incontrano il Palazzo del Governatore, recentemente restaurato, e il cinquecentesco Palazzo Comunale con la torre dell’orologio.

A chiudere la visita del borgo si può ammirare la Casa Rainaldi, ennesimo trionfo del barocco (portale, balconi e finestre).

Info: Ufficio IAT (Accoglienza e Informazione Turistica) Vico delle Carceri, 4 - 67033 Pescocostanzo (AQ) Tel.&Fax 0864.641440  e.mail iat.pescocostanzo@abruzzoturismo.it    www.comune.pescocostanzo.aq.it/


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