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Un processo alla comunicazione e non alla scienza, dunque, quello a carico dei sette componenti della Commissione Grandi rischi, come fa capire quest'uomo, che la notte del sei aprile sotto le macerie ha perso l'anziana madre.
Con l'ascolto dell'ispettore superiore di polizia giudiziaria Lorenzo Cavallo è cominciato l'esame dei testimoni, oggi alla terza udienza, dopo che il giudice Marco Billi ha ammesso l'utilizzo di gran parte della documentazione audiovisiva raccolta dal pm Fabio Picuti: si tratta di interviste televisive rilasciate da alcuni di quelli che oggi sono imputati per omicidio e disastro colposo e della dichiarazione dell'allora presidente dell'Ingv Enzo Boschi contenuta nel film “Draquila” di Sabina Guzzanti.
Documenti che per l'accusa contengono spunti probatori.
In aula, oggi, in tribunale a L'Aquila, tre dei sette imputati, l'allora numero due della Protezione civile Bernardo De Bernardinis, il direttore dell'ufficio rischio sismico dei quella stessa organizzazione, Mauro Dolce, e Enzo Boschi, all'epoca presidente dell'Ingv, che ricorda così quella riunione del 31 marzo 2009.
Nelle interviste Aldo Scimia, figlio di una vittima, Wania Della Vigna, legale parti civili, Enzo Boschi, allora presidente Ingv.
servizio Marco Signori
riprese e montaggio Alessandro Di Giacomantonio
IMPUTATI E RESPONSABILI CIVILI SI OPPONGONO A RIPRESE TV
"Sono contrario alla presenza di operatori e fotografi tranne che per le parti del processo che avranno rilevanza sociale, come quando si parlera' di prevedibilita' dei terremoti. Il processo non deve diventare un reality show". Cosi' ha tuonato Carlo Sica, rappresentante dell'Avvocatura dello Stato nel corso della terza udienza dibattimentale contro i sette membri della Commissione grandi rischi che si sta svolgendo all'Aquila.
D'accordo l'avvocato Francesco Petrelli, legale di Franco Barberi: "I mezzi televisivi - ha affermato - sono stati usati con una certa invadenza, (il riferimento era alla seconda udienza) tanto che il giudice e' dovuto intervenire per evitare che una telecamera sbirciasse nel suo computer mentre scriveva un'ordinanza".
Posizione ribadita anche da altri avvocati della difesa, come Filippo Dinacci (che assiste Mauro Dolce) e altri, che hanno chiesto di "imporre quantomeno una postazione fissa per non incidere sul comportamento delle parti".
La richiesta delle difese e' di evitare che grazie alle riprese tv testi ascoltino testimonianze di altri testi, violando il codice.
"L'udienza e' pubblica, non si puo' evitare", ha ribadito il pm che, pero', ha proposto due "temperamenti": "Chiedere il consenso alla persona ripresa e una postazione fissa". Il giudice ha disposto una postazione fissa alla sua destra, vicino ai banchi dell'accusa e previsto che testi, parti, avvocati e chiunque altro possano decidere di essere ripresi o meno.