Ricostruzione, le istituzioni scacciano la mafia a lavori finiti

05 Settembre 2009   13:11  

Quelle che sembravano insinuazioni della “solita stampa” prive di alcun fondamento, dopo quasi tre mesi trovano un riscontro ufficiale.
Il 29 giugno il prefetto dell'Aquila Franco Gabrielli replicava a Repubblica, che in un articolo a firma di Attilio Bolzoni sollevava dubbi su una ditta impegnata nel movimento terra nell'ambito del progetto C.a.s.e., già nota alle cronache locali per i suoi trascorsi giudiziari.

La certificazione antimafia viene rilasciata dalla prefettura, pur tuttavia non rappresenta una attestazione in bianco valida vita natural durante. Un'impresa può subire nel tempo mutamenti nell'assetto societario, possono entrarvi a far parte persone raccomandabili quanto camorristi. Sta alle istituzioni compiere accertamenti periodici.

Tornando alla conferenza stampa del 29 giugno, Gabrielli non smentì una parola di quanto riportato dall'autorevole quotidiano, ma si affrettò a difendere l'operato delle istituzioni e...della stessa ditta alla quale oggi viene revocata la certificazione antimafia! Sostenendo che i controlli in corso avrebbero avuto, nel giro di pochi giorni, sicuramente esito negativo. Inoltre gli accertamenti portati avanti dalla Prefettura sulle ditte impegnate in appalti pubblici sono lunghe e complesse. Ma la ricostruzione non può avere i tempi della burocrazia: la costruzione delle case doveva partire, al resto si sarebbe pensato in itinere.

Così, dopo tre mesi di cantiere, a seguito di indagini portate avanti dalle forze dell'ordine un po' in tutta la Penisola, alla ditta che fa capo a Dante Di Marco viene revocata la certificazione antimafia, indispensabile per partecipare ad appalti pubblici. La società coinvolta nella inchiesta “Alba d'Oro” è così fuori dalla fase della ricostruzione.
Almeno per la prefettura, sta ora infatti alla Protezione civile – in quanto stazione appaltante – prendere atto del provvedimento e agire di conseguenza, escludendo la ditta dai lavori. Compito della Procura della Repubblica, invece, quello di avviare – a seguito della comunicazione del provvedimento del Prefetto – indagini giudiziarie.

Già nella conferenza stampa del 29 giugno poi molti di noi chiedevano lumi sul destino dei dipendenti delle ditte alle quali eventualmente, un domani, fosse stato revocato il certificato e, quindi, fossero state escluse dagli appalti.
Dalla Prefettura fanno sapere che i lavori fatti fino al ritiro della certificazione vengono regolarmente liquidati, quindi nessun problema dovrebbe esserci per il pagamento dei lavoratori. I lavori del progetto C.a.s.e. sono iniziati in tutti e 19 i siti, e nel sito di Bazzano - dov'è impegnata la "Di Marco" - ai moduli abitativi non manca che qualche ritocco. La “Impresa Di Marco Srl” si occupa di movimento terra.

Sempre dalla Prefettura fanno ora sapere che si stanno effettuando accessi in tutti i cantieri del progetto C.a.s.e. e si ribadisce che si stanno effettuando accertamenti su quasi 300 ditte.

Ma dall'ufficio territoriale del governo ci tengono anche a sconfessare un legittimo dubbio che ci sorge: avranno mica aiutato a dare una svolta in questa vicenda i riflettori che da tutto il mondo sono accesi sulla ricostruzione dell'Aquila?
Non c'è alcuna coincidenza, precisano, la prefettura opera un monitoraggio su tutte le ditte, e le indagini sulla “Di Marco” andavano avanti da tempo, anche da prima del sei aprile.

(MS)


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