Giunti alla fine del 2016, avremmo voluto poter dire: finalmente ci siamo, sono partiti i nuovi investimenti, “arrivano i nostri”. In realtà, la partenza sta avvenendo a pezzi e con perduranti difficoltà, e il grosso della prima schiera di bandi della nuova programmazione non è uscita a ottobre-novembre, come si sperava, ma dovrebbe uscire a gennaio.
Dunque, la potenza di fuoco degli investimenti della nuova programmazione in gran parte non è ancora operativa. Non si sta realizzando quel concentrarsi di investimenti nel biennio 2016-2017 che era l'obiettivo dichiarato dei Masterplan, subito smentito dalla distribuzione fatta dal Governo del fondo sviluppo e coesione nel settennio, non solo in Abruzzo, che sposta il grosso della spesa verso la coda invece che verso la testa del ciclo di programmazione. Positivo invece il fatto che l’Abruzzo abbia rafforzato la sua partecipazione ai PON (nazionali) e abbia cominciato a partecipare ai fondi diretti europei.
Desta invece preoccupazione il raccordo tra i fondi e il bilancio regionale, che è insufficiente e problematico. I problemi di co-finanziamento non sono superati. Non c’è stata continuità tra la conclusione della vecchia programmazione e l’inizio della nuova.
I dati positivi del PIL su cui ha richiamato l'attenzione SVIMEZ sono stati chiaramente influenzati dallo sforzo di spesa delle risorse 2007-2013: se l'economia ha reagito positivamente alla spesa caotica delle risorse della vecchia programmazione, fatta più badando a non perdere risorse che ad allocarle al meglio, si può ipotizzare che se si riuscisse davvero ad accelerare la partenza della spesa della nuova programmazione, si potrebbe provare a consolidare la debole ripresa che è in atto. Ma SVIMEZ è la prima che non ci crede, e prevede che la buona crescita del PIL meridionale nel 2016 sarà riassorbita già nel 2017.
Complessivamente, il confronto con la Giunta Regionale non è soddisfacente. Abbiamo fatto un lavoro egregio con il Patto che integra il Masterplan: in nessuna altra regione si è fatto altrettanto.
Manca però un monitoraggio unitario dell’insieme della programmazione. Soprattutto, sulle politiche si concretizza poco di quanto a parole concordiamo. Sanità sul territorio: manca ancora un programma preciso di investimenti. Socio-sanitario: aspettiamo da mesi il verbale operativo sulle azioni concordate.
Nuovo Campus Automotive: non solo non c’è il progetto, ma non sono nemmeno state previste le risorse, per cui anche se il progetto ci fosse, si dovrebbe prima rimodulare il Fondo Sviluppo e Coesione.
Incontro sull’area di crisi complessa Flumen: non è ancora stato convocato. Incontro congiunto politiche attive e passive del lavoro, chiesto agli assessori Gerosolimo e Lolli: nessuna risposta.
Bene però la regia regionale sui centri per l’impiego, su cui come parti sociali avevamo espresso pieno sostegno per vincere incomprensibili resistenze provinciali.
Trasporti: qualcosa si è mosso, ma non abbiamo ancora un piano industriale di vera razionalizzazione e rilancio del servizio, e il raccordo tra Trenitalia e TUA è carente. Vero è che il comportamento del Governo con l’Abruzzo è simile a quello dell’Europa con l’Italia: il rigore a prescindere dagli stimoli alla crescita. Tanto più sbagliato che la Regione non abbia chiesto al Governo il rispetto dell’impegno per una dotazione aggiuntiva di 133 milioni di risorse FSC a parziale indennizzo del taglio subito dei fondi strutturali: siamo rimasti solo noi sindacati a ricordarlo al Governo.
La conferenza stampa unitaria tra associazioni artigiane e sindacati fatta prima di Natale per presentare un decalogo di proposte per aiutare piccole e piccolissime imprese sarà una delle priorità, a partire dall’incontro fissato per il 3 gennaio 2017 con l’Assessore Lolli Interrompere la divergenza crescente tra grandi imprese che vanno bene – si vedano anche gli ultimi dati dell’export: Abruzzo meglio della media nazionale (+12,1 Abruzzo contro +0,5 nazionale nei primi 9 mesi del 2016) – e piccole imprese che si frammentano sempre più e non ce la fanno – si vedano i dati sulla mortalità delle piccole imprese in Abruzzo, con più di 5.400 imprese in meno nel periodo 2010-2015 -, è fondamentale.
L’altro punto su cui insisteremo è l’avvio del taglio graduale ma strutturale e, a regime, integrale delle tasse aggiuntive che paghiamo da quando fummo commissariati per l’eccesso di deficit nei conti della sanità.
Di tutti gli indicatori, quelli più importanti sono quelli del lavoro. Dicono che 475mila invece che 500mila rischia di essere il nuovo livello medio dell’occupazione; che la qualità dei posti di lavoro sia peggiorata rispetto al passato (molti sono contratti a termine e il ricorso ai voucher è abbondantemente uscito dagli argini entro cui dovrebbe essere ricondotto); che il tasso di disoccupazione giovanile è arrivato al 48%. La programmazione di fondi europei, FSC, Masterplan e Patto è stata fatta meglio che in passato e indicando gli obiettivi occupazionali
La riorganizzazione della macchina amministrativa della Regione, invece, non è stata oggetto di confronto e ci pare piuttosto carente. Ora non c’è più tempo da perdere in preparativi: si facciano uscire i bandi, si facciano gli investimenti, si aprano i cantieri, si facciano le assunzioni, si faccia il monitoraggio di come va e si intervenga se e quando non va, come pensiamo sarà necessario.