Il SIMEC (acronimo di SIMbolo EConometrico di valore indotto) era un tagliando di carta filigranata, paragonato ad "un francobollo" dal suo inventore, Giacinto Auriti.
L'esperimento nel quale fu utilizzato il SIMEC, che voleva verificare empiricamente le teorie di Auriti sul cosiddetto "valore indotto" della moneta (in base alle quali il SIMEC avrebbe finito con l'acquisire un valore intrinseco e una spendibilità "fiduciaria"), venne sospeso con il sequestro dei tagliandi da parte della Guardia di Finanza. In seguito al dissequestro, l'esperimento riprese per qualche tempo per poi terminare definitivamente. L'esperimento, iniziato a luglio del 2000 a Guardiagrele, era incentivato dal fatto che i SIMEC erano ceduti in cambio di lire e ritirati quando venivano presentati al doppio del valore originario. I costi relativi a tale signoraggio negativo erano sostenuti dallo stesso Giacinto Auriti. Secondo un articolo del WSJ, il volume giornaliero si aggirava intorno ai $ 40.000 di allora, mentre gli esercizi commerciali non convenzionati col sistema rimanevano praticamente vuoti. Ciò provocò tensioni che indussero Auriti a rallentare l'emissione dei SIMEC (molti dei quali accaparrati dai numismatici); ciò costrinse i negozianti a far pagare in SIMEC solo una parte sempre più bassa del prezzo, riducendo il vantaggio per gli acquirenti. A metà agosto il sequestro ordinato dal tribunale di Chieti interruppe bruscamente l'esperimento; i SIMEC furono poi dissequestrati il 31 agosto dopo una sentenza del tribunale del riesame.